Se rinunciamo al "vero"
Il problema dell'esistenza effettiva del mondo esterno, è il problema della corretta interpretazione
e soprattutto del significato.
Il nostro interesse è concentrato su quest'ultimo punto: Lacan
sostiene che non esista alcun significato reale e che ogni significante rimandi a un altro
significante in una catena infinita la cui coerenza ne determina stabilità e durata. Si possono
quindi costruire infinite visioni del mondo: esse combatteranno per affermarsi e vincerà quella più
credibile e convincente poiché non è dato che ve ne sia una vera.
Il sistema economico così come si configura oggi trova nella teoria lacaniana un fondamento perfetto:
senza essere tecnici, sappiamo tutti che al segno "denaro" non corrisponde nulla di concreto, esso è
una convenzione.
Il sistema della pubblicità fa lo stesso: mostra un mondo che non esiste, ma lo fa in modo convincente
e credibile (anche martellante) tanto che il consumatore finisce per comportarsi come se quel mondo
fosse vero. La convenzione diventa realtà, l'interpretazione convincente diventa vera.
Tutto è lecito perché niente è vero; Dio è morto e quindi non possiamo, con Cartesio confidare in
Lui; il senso comune si è perso diluito nelle innumerevoli interpretazioni del mondo; siamo
cervelli nella vasca, ben pasturati quanto eterodiretti.
La caratteristica saliente del cervello nella vasca è che non sa di essere un cervello nella
vasca; noi usiamo il denaro e rispondiamo agli stimoli pubblicitari esattamente come il
cervello ipotizzato risponde alle variazioni di elettricità dei sensori collegati: lo "scienziato
pazzo" che ci dirige decide e pensa per noi, noi non ci accorgiamo di nulla.
Lavoriamo per accumulare denaro, il "guadagno" è diventato il fine, non più il mezzo
per giungere a qualcosa: l'economia non è più ragionevole.
La pubblicità che ci martella (e l'abbiamo voluta noi, ricordate il referendum?)
fa leva sull'intelligenza emotiva ovvero sulla nostra risposta emotiva per cui si "scorda" di
decantare le qualità del prodotto (questo sarebbe razionale) per favorire un'atmosfera che crei
delle aspettative rispetto a quel prodotto, aspettative talmente irreali da non configurare
neppure il reato di falso.
Eppure noi, beati cervelli ben pasciuti, noi ci crediamo, e crederci è sancire la realtà
del nostro essere cervelli nella vasca, è rendere reale, con Lacan, l'interpretazione più
convincente per quanto assurda.
Neil Postman ci invita a cercare "l'idea incorporata" in ogni tecnologia per provare a capire
in che modo queste tecnologie condizionino la nostra vita, Platone ci chiama alla ricerca
dell'unica risposta che è quella di tornare a farci le giuste domande.
Il sistema si difende: Luhmann ci avverte che una volta che un sistema si sia potuto
sviluppare fino ad una complessità adeguata, allora esso si autosviluppa e si autoconserva.
Il sistema diventa la realtà, l'unica realtà!
È questa l'osservazione personale che vorrei da chiosa: molti degli umani più illuminati
costruiscono le loro visioni del mondo con a capo un'oligarchia che governa e decide per
tutti (multinazionali ecc..); ogni "illuminato" detesta questo sistema, ma vi crede e, tutto
sommato, crede anche nella ragionevolezza di quel gruppo dirigente: quando sarà il momento,
compatibile con i loro interessi, essi daranno una svolta al sistema, lo rinnoveranno in un
senso "migliore" per garantire la sopravvivenza dell'uomo.
Io non credo.
L'uomo crea i suoi sistemi, le sue visioni del mondo, ma esse diventano autonome,
crescono e si conservano secondo la legge della sopravvivenza: forse anche gli oligarchi
pensano di avere il sistema in pugno, però continuano a fare quello che al sistema conviene.
Temo che l'unico modo per constatare la verità della mia affermazione sarà di attendere il
momento in cui essi dovranno "dare la sterzata" al mondo: allora, se ho ragione io,
continueremo, tranquillamente, ad "andare diritto".