La pubblicità
Massificazione, globalizzazione, standardizzazione: ormai tutto si livella, tutto si equivale,
tutto è facilmente disponibile.
Diventa quindi più difficile scegliere, più difficile orientare il desiderio verso qualcosa che
valga, diventa difficile giudicare. V'è un altro motivo, più profondo e importante, che concorre
a rendere arduo il giudizio: manca il "senso critico".
La capacità, tipica dell'uomo, di esercitare il suo libero arbitrio, la sua facoltà di scelta è
ottenebrata dalla mancanza di domande, quelle domande che per millenni hanno contribuito a definire
il bello, il buono, il giusto.
Il guadagno, ad esempio, è diventato il fine: si lavora per avere più soldi senza avere l'idea di cosa
fare poi con quei soldi, non c'è più alcun progetto oltre quelli prefabbricati che la società ci
propone-impone (e che spesso non sono affatto ragionevoli).
La pubblicità è il mezzo con il quale il sistema si conserva: "non hai più il tempo per riflettere
su ciò che vuoi? Te lo diciamo noi, così tutto sarà 'ottimizzato'". Lavorerai per il sistema per
comperare ciò che il sistema produce.
La sapienza attuale non è più "capacità di assaporare le cose", ma semplice nozione, informazione bruta,
mai riflessa; ci manca quindi il gusto con cui giudicare le cose, ma ecco che i mass media ci vengono
incontro e, con la Pubblicità, ci rendono quel gusto (privo di gusto poiché risponde solo ad esigenze
di mercato) che abbiamo perduto.
Siamo nella condizione dell'asino di Buridano: non riusciamo
più a percepire la vera realtà delle cose, tutto è uguale, niente è preferibile; allora è la
pubblicità che ci dice cosa è buono, cosa è giusto, cosa si deve desiderare, cos'è "in", cos'è "out",
cosa è trendy e cosa non lo è.
Così l'asino, Buridano sarà contento, mangerà.