Un altro elemento essenziale che evolve nella storia della scienza è il lavoro proprio dello scienziato.
Galileo e Torricelli oltre che scienziati sono anche buoni artigiani che costruiscono i propri
strumenti di lavoro, quei mezzi che, estendendo le capacità sensoriali umane, raccoglieranno i dati
su cui si baseranno o che confermeranno le loro ipotesi (metodo ipotetico-deduttivo). Essi hanno le
mani in pasta, sono sul campo a recuperare, cercare i dati che servono all'evoluzione del loro lavoro,
delle loro teorie.
Al loro opposto troviamo il tipo di scienziato (anche Watson
e Crick) che non
ha conoscenze dirette approfondite della materia che studia, non raccoglie dati, ma sfrutta dati raccolti da
altri con strumenti di cui può anche ignorare il funzionamento.
L'oggetto diretto della ricerca è
quasi assente, non si va più a cercarlo là dove si trova, si ricerca attraverso delle ipotesi. Il lavoro
di questo tipo di scienziato è quello di creare una teoria che giustifichi i dati, dia loro un senso
compiuto e preveda lo scoperta di altri dati che corroboreranno tale teoria. Questi scienziati
soprattutto pensano, elaborano teorie, non vanno a ricercare sul campo, ma aspettano che altri
forniscano loro i dati per andare avanti. Scrive Matteo Bartocci:
"Watson e Crick, infatti, più che fare esperimenti in laboratorio immaginarono e costruirono tantissimi
modelli, con fili, palline, stecchini. I loro colleghi li prendevano in giro, ma in realtà i due
scienziati stavano cercando il modello che era in grado di spiegare meglio i dati osservati.
Anche il capo del loro istituto, il fisico William Bragg, cominciava ad essere irritato dal loro
lavoro e li accusava di perdere del tempo. Ma alla fine hanno avuto ragione loro". (La vera storia del Dna,
Matteo Bartocci, Ricerca e Storia - il cammino millenario della scienza e della tecnica, 26-03-2003
, Internet)
Rosalind Franklin, la "fotografa" del gruppo di lavoro di Watson e Crick,
ci dà la possibilità di individuare di fatto queste due figure di scienziato:
quello che teorizzando rischia per le proprie convinzioni e mette in gioco la propria
credibilità affermando le proprie idee e quello che, invece, non trae alcuna conclusione finché
ogni dato non è al suo posto, finché la teoria non è tale da apparire evidente (tale pare essere stata la Rosalind).
Quest'ultimo non
farà che accumulare una mole di dati (dal particolare all'universale, metodo induttivo: Bacone),
sempre più precisi e mirati senza, per lo più, anticipare nessun risultato; il primo invece si
preoccuperà più di aggiustare la propria teoria anticipando quanto potrà i risultati
(metodo ipotetico-deduttivo). Il primo sfrutterà senz'altro il lavoro dell'altro.
a cura di M.M.