Francis Crick è nato nel 1916 a Northampton in Inghilterra.
Ha studiato biofisica a Londra e a Cambridge e dal 1948 ha lavorato nei laboratori Cavendish nel campo della genetica molecolare.
Nel 1953, con l'aiuto delle fotografie del DNA ottenute da Maurice Wilkins e Rosalind Franklin mediante diffrazione
a raggi X, ha costruito insieme a Watson un modello molecolare del materiale costituente il DNA.
Nel 1958 ha ipotizzato che fosse proprio il DNA a determinare la sequenza aminoacidica delle proteine
mediante un codice a triplette che specifici apparati all'interno della cellula erano in grado di
convertire appunto in una molecola proteica.
Nel 1962 per aver descritto e definito la molecola di DNA è stato insignito del premio Nobel per
la medicina con Watson.
Anni più tardi pubblica ·La folle caccia. La vera storia della scoperta del codice genetico,
Milano, Rizzoli, 1990
Crick è in sostanza un riduzionista, materialista, evoluzionista e ottimista; a suo parere la vita
è diffusa in tutto l'universo e l'origine della vita sul nostro pianeta è esogena: l'universo
pullulerebbe di vita (panspermia), che avrebbe conquistato il nostro pianeta
veicolata da meteoriti.
Egli indica, nell'evoluzione culturale umana, il mito come punto più basso (e insieme al mito
pone la religione), la filosofia come gradino appena superiore e la scienza come culmine e
non si capacita di come gli uomini siano maggiormente attratti dall'approccio "infantile"
del mito e della filosofia e rifuggano quello tipico della scienza.
A livello metodologico, egli ritiene sia importante formulare delle ipotesi e poi andare a
cercare i dati che le convalidano: è bene ipotizzare, immaginare, perché è bene ciò che "funziona".
Quando ci si trova in un campo inesplorato e si deve, per forza di cose, "procedere a tentoni" allora
si deve avere il coraggio di proporre una teoria che possa dare una direzione agli sforzi; con questo occorre,
e Crick lo ha imparato a proprie spese nella ricerca del "messaggero mancante", essere sempre pronti
ad abbandonare l'ipotesi scelta, incalzarla ogni giorno finché i dati sperimentali, gli ultimi giudici a riguardo,
decreteranno la correttezza o l'insufficienza della stessa.
Il premio Nobel si pone un po' come storico della scienza e un po' come epistemologo e dà risalto
al valore euristico (di scopritore di verità) dell'errore: nel positivismo l'errore è qualcosa
di cui liberarsi, per Crick l'errore può essere fecondo.
Crick è ottimista e nella sua ricostruzione storica mette in luce come la "conoscenza aumenti e vada avanti".
a cura di M.M.