Watson e Crick conoscevano i ribosomi e per loro fu del tutto naturale (dato il loro percorso di scienziati)
indicarli come macchina per la sintesi delle proteine; di lì a ipotizzare che ogni gene attivo producesse,
all'interno del nucleo, una copia di RNA cui venisse aggiunto un insieme di proteine che permettesse alla
codifica contenuta nell'RNA di sintetizzare una catena polipeptidica il passo fu breve.
A questo punto
occorreva una traslitterazione del codice del DNA a quattro lettere nel codice a venti lettere delle proteine;
le catene polipeptidiche, infatti, sono formate da venti aminoacidi diversi ("magici venti") e, per completare
l'ipotesi, chiarire come si potesse passare da un codice all'altro diventava essenziale.
Ben presto
però gli esperimenti condotti sui ribosomi in varie parti del mondo portarono a Crick nuove informazioni,
quelli che lui stesso riporta come "fatti scomodi". Sembrava che l'RNA ribosomale fosse privo di attività
rilevanti e fu descritto in vari esperimenti come un "prodotto metabolico inerte". Crick si attendeva che
la lunghezza di detto RNA mutasse a seconda della complessità della proteina da sintetizzare, ma esso si
presentava solo in due lunghezze fisse; peraltro la diversa composizione di DNA da una specie all'altra
avrebbe dovuto dar luogo a RNA altrettanto diversi, cosa invece che gli esperimenti smentivano.
Crick (che a quel tempo collaborava con Sydney Brenner) cominciò a dubitare dell'ipotesi iniziale;
ma fu l'esperimento noto come PaJaMo (dal nome dei tre scienziati che lo effettuarono: Pardee, Jacob e Monod)
che la fece definitivamente crollare: il messaggero non poteva essere l'RNA ribosomale!
A questo punto
la ricerca al messaggero si riapriva e nello stesso tempo si chiudeva nella sua soluzione: nel '56 un
esperimento sul batterio dell'Escherichia Coli mostrò come venisse sintetizzata da questo una nuova specie
di RNA quando venisse infettato dal batteriofago T4. Il nuovo RNA rifletteva la composizione del DNA
del fago infettante.
Brenner e Crick, a questo punto, capiscono che quello è l'RNA messaggero della cellula infetta; finché
l'attenzione rimase tutta concentrata sulla macchina-ribosoma non fu loro possibile vedere
l'esistenza di questo RNA messaggero e lo stesso esperimento sull'escherichia coli non assumeva
alcun particolare significato; ora che l'ipotesi traballava spinta dai vari risultati sperimentali
quello stesso esperimento era centro della intuizione che svelava il meccanismo.
Adesso tutto si sarebbe svolto quasi automaticamente: l'RNA ribosomale non doveva contenere
l'informazione sequenziale atta alla costruzione delle proteine, esso risultava solo "una testina inerte".
Un ribosoma, così concepito, non deve dedicarsi alla sintesi di una specifica proteina,
ma, adeguatamente stimolato dal "messaggero" giusto, può sintetizzare qualsiasi proteina.
Il messaggio contenuto nell'RNA messaggero (fabbricato come copia di una parte del DNA nucleico)
viene quindi letto dal ribosoma che si sposta adeguatamente lungo l'RNA messaggero e interpreta
il codice a quattro lettere trasformandolo in quello a venti delle proteine.
Lo stesso RNA messaggero può servire da calco per la produzione di più proteine dello stesso tipo
(può quindi essere letto più volte), ma poi ha un degrado fisiologico per cui il nucleo
deve provvedere a sostituirlo con un nuovo filamento.
Tutto questo divenne evidente
appena cadde l'ipotesi che l'RNA di trasporto (quello presente nel citoplasma) fosse l'RNA messaggero;
abbandonare quest'ipotesi, ci dice Crick, voleva dire postulare l'esistenza di un "RNA che non era mai stato visto";
ma qui il buon Crick forse indulge su se stesso: lui e Brenner avevano visto bene quel filamento
di RNA nell'esperimento sull'escherichia coli (1956), ma solo dopo 4 anni, il venerdì
Santo del 1960 poterono vederlo con occhi nuovi: quel giorno infatti la fiducia nella loro
"ipotesi sviante" crollò definitivamente aprendo la strada all' "illuminazione" di Brenner,
ovvero dando loro la possibilità di osservare le cose da altri punti di vista.
a cura di M.M.