L'incertezza nell'arte moderna, nuovo elemento derivato dalla
possibilità di creare con il computer realtà provvisorie ed
alterate
La realtà virtuale, la computergraphic, queste forme di
manipolazione dell'immagine attraverso il mezzo elettronico
danno la possibilità di creare forme anche molto interessanti ma
praticamente esistenti solo per un secondo, pochi secondi, e
immediatamente mutevoli e soggette a metamorfosi. Questo è un
fenomeno del tutto nuovo, come è del tutto inedito il fatto che
attraverso il computer si possano creare alterazioni di realtà
oggettive che praticamente non trovano alcuna correlazione nel
mondo esterno, nella realtà che ci circonda. Quindi tutto ciò dà una
qualità di incertezza (l'assenza di quella che era l'antica
mimesi) che prima di oggi praticamente non aveva avuto luogo.
L'asintattismo in poesia, l'atonalismo in musica, l'asincronismo
nel cinema, non sono forse "figli" della civiltà delle
macchine? Devo ammettere che sono molto geloso di alcune mie
osservazioni, poi fatte da molti altri studiosi, ma credo fossero
abbastanza importanti all'epoca in cui le feci per la prima volta:
il fatto cioè di aver notato nella poesia il problema
dell'asintattismo, nella musica il problema dell'atonalismo, e
quindi la scomparsa della tonalità, e così, per esempio,
nell'architettura e persino nella pittura la scomparsa della
simmetria............... ..........nella nostra epoca al
posto dell'armonia c'è la disarmonia, al posto della simmetria c'è
l'asimmetria. Non sempre ma spesso. Ora credo che effettivamente
tutto ciò sia dovuto non all'evento della meccanizzazione o della
scientificizzazione del pensiero moderno, ma proprio al tipo di
creazione artistica dei nostri tempi. Ecco: c'è stata una grande
frattura, alla fine del secolo scorso e all'inizio di questo, che
possiamo anche mettere in correlazione con le grandi scoperte
scientifiche e con la trasformazione, per esempio,
dell'architettura da manuale a meccanizzata, con l'avvento del
disegno industriale, con la scomparsa parziale
dell'artigianato. C'è indubbiamente, quindi, un rapporto anche
con il mondo della macchina, con il mondo della meccanica.
Note biografiche: Gillo Dorfles è nato a Trieste nel 1910
da padre goriziano (la famiglia è residente in Friuli sin dal ’700)
e da madre genovese. Infanzia a Genova, adolescenza a Trieste,
università a Milano e Roma (laurea in medicina e specializzazione in
psichiatria). Libero docente e poi ordinario di estetica presso le
università di Milano, Trieste, Cagliari. A partire dagli anni Trenta
svolge intensa attività di critica d’arte e saggistica (“Rassegna
d’Italia”, “Le Arti Plastiche”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo”,
“Domus” – di cui è stato vicedirettore –, “Aut Aut” – di cui è stato
redattore capo –, “The Studio”, “The Journal of Aesthetics”, ecc.).
Nel primo dopoguerra riprende a dipingere e fonda – con Munari,
Soldati e Monnet – il MAC (Movimento Arte Concreta) e fino allo
scioglimento partecipa a tutte le attività del movimento La sua
attività di studioso di estetica e di critico si evidenzia
attraverso numerose pubblicazioni a contenuto storico-filosofico e
antropo-sociologico. Vince numerosi premi, tra i quali: Compasso
d’oro, Medaglia d’oro della Triennale, Premio della critica
internazionale di Girona, Matchette Award for Aesthetics, Travel
Grant for Leader and Specialists dello State Department (1954). È
membro dell’AICA (ne è stato vicepresidente), del Pen Club, della
American Society for Aestethics; è Accademico onorario di Brera,
membro della Academia del Diseño di Città del Messico, Fellow della
World Academy of Art and Sciences, Dottore honoris causa del
Politecnico di Milano e dell’Universitad Autonoma di Città del
Messico. “Ambrogino d’oro” della Città di Milano; “Genoino d’oro” di
Genova; Cittadino onorario di Paestum; “Sangiusto d’oro” di Trieste.
L'attività pittorica degli ultimi vent'anni è stata oggetto di
numerose mostre personali, fra l'altro allo Studio Marconi di Milano
(1986), al Museo Archeologico di Aosta (1988 - mostra antologica)
allo Spaziotemporaneo di Milano (1988), alla Galleria Editalia di
Roma (1990), alla Galleria Il Vicolo di Genova (1991), al Circolo
Artistico di Bologna (1992) e alla Galleria Vismara di Milano
(1992), alla Galleria Arcadia Nuova di Milano (1996), al M.M.M.A.C.
di Paestum (1997), allo Studio d’Arte Contemporanea di Dabbeni a
Lugano (1999).
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