L'impero del nonsense

Sicuramente ci sarà chi compra l'automobile per puro feticismo e non vede l'ora che venga la domenica per dedicarsi anima e corpo al lavacro rituale dell'oggetto del desiderio. Ecco perché lo spot ci mostra un giovanotto impegnato a insaponare e accarezzare quasi carnalmente la sua Nissan Micra, in un luogo aperto che potrebbe essere un cortile. All'inizio, non si bada tanto a come il tizio è vestito, anzi svestito, ma, quando lo si vede mettersi gli occhiali subacquei, si capisce che il suo è un abbigliamento marino, anzi sottomarino. Infatti uomo e macchina stanno vicino a una spalletta che dà sul mare aperto ma invisibile, da dove, quando l 'automobile è tutta coperta di schiuma come Venere emergente dalle acque, si alza una gigantesca orca che solleva un'altrettanto gigantesca onda e sciacqua perfettamente auto e uomo. E finalmente tutto si spiega: trattasi di spot genialmente insensato, che non mira alla scontata esaltazione della potenza motoristica, ma anzi a deviare completamente l'attenzione verso le qualità immateriali e quasi spirituali della macchina. La Nissan, nella sua totale e totemica immobilità, diventa addirittura un elemento naturale, da amare e proteggere come il panda, o (per scegliere una specie acquatica) come la foca monaca del Mediterraneo. Insomma, si tratta di un film bellissimo che distrae e anche sottrae l'attenzione dalla volgare quotidianità della tv.
Lo slogan dovrebbe essere: amami e lavami. E chi se ne importa se non c'è motivo perché uno, dopo averlo visto, si debba comprare la Nissan e non un altro qualsiasi altro oggetto resistente all 'acqua salina. Forse i creativi pensano che una macchina simbiotica con una creatura marina non possa che piacere a tutti gli spiriti ecologisti nativi del pianeta Terra.
Tutt 'altra cosa capita invece alla povera bestia che lo spot di Poltronesofà fa circolare dentro un appartamento orribilmente moquettato. Ecco infatti i proprietari che vanno cercando e chiamando dappertutto: "Zero,Zero, dove sei?". Per poi spiegare all'attonito ospite che si tratta del loro tasso domestico, il tasso Zero, con il quale si possono comprare i nuovi divani. Divertente, ma puerile e claustrofobico. Qui il nonsense si limita al puro gioco linguistico e non ha alcuna ambizione di attribuire alla merce le qualità dello spirito libero e del miracolo di natura.
Maria Novella Oppo

Se rinunciamo al "vero"

Il problema dell'esistenza effettiva del mondo esterno, è il problema della corretta interpretazione e soprattutto del significato.
Il nostro interesse è concentrato su quest'ultimo punto: Lacan sostiene che non esista alcun significato reale e che ogni significante rimandi a un altro significante in una catena infinita la cui coerenza ne determina stabilità e durata. Si possono quindi costruire infinite visioni del mondo: esse combatteranno per affermarsi e vincerà quella più credibile e convincente poiché non è dato che ve ne sia una vera.
Il sistema economico così come si configura oggi trova nella teoria lacaniana un fondamento perfetto: senza essere tecnici, sappiamo tutti che al segno "denaro" non corrisponde nulla di concreto, esso è una convenzione.
Il sistema della pubblicità fa lo stesso: mostra un mondo che non esiste, ma lo fa in modo convincente e credibile (anche martellante) tanto che il consumatore finisce per comportarsi come se quel mondo fosse vero. La convenzione diventa realtà, l'interpretazione convincente diventa vera.
Tutto è lecito perché niente è vero; Dio è morto e quindi non possiamo, con Cartesio confidare in Lui; il senso comune si è perso diluito nelle innumerevoli interpretazioni del mondo; siamo cervelli nella vasca, ben pasturati quanto eterodiretti.
La caratteristica saliente del cervello nella vasca è che non sa di essere un cervello nella vasca; noi usiamo il denaro e rispondiamo agli stimoli pubblicitari esattamente come il cervello ipotizzato risponde alle variazioni di elettricità dei sensori collegati: lo "scienziato pazzo" che ci dirige decide e pensa per noi, noi non ci accorgiamo di nulla.
Lavoriamo per accumulare denaro, il "guadagno" è diventato il fine, non più il mezzo per giungere a qualcosa: l'economia non è più ragionevole.
La pubblicità che ci martella (e l'abbiamo voluta noi, ricordate il referendum?) fa leva sull'intelligenza emotiva ovvero sulla nostra risposta emotiva per cui si "scorda" di decantare le qualità del prodotto (questo sarebbe razionale) per favorire un'atmosfera che crei delle aspettative rispetto a quel prodotto, aspettative talmente irreali da non configurare neppure il reato di falso.
Eppure noi, beati cervelli ben pasciuti, noi ci crediamo, e crederci è sancire la realtà del nostro essere cervelli nella vasca, è rendere reale, con Lacan, l'interpretazione più convincente per quanto assurda.
Neil Postman ci invita a cercare "l'idea incorporata" in ogni tecnologia per provare a capire in che modo queste tecnologie condizionino la nostra vita, Platone ci chiama alla ricerca dell'unica risposta che è quella di tornare a farci le giuste domande.
Il sistema si difende: Luhmann ci avverte che una volta che un sistema si sia potuto sviluppare fino ad una complessità adeguata, allora esso si autosviluppa e si autoconserva. Il sistema diventa la realtà, l'unica realtà!
È questa l'osservazione personale che vorrei da chiosa: molti degli umani più illuminati costruiscono le loro visioni del mondo con a capo un'oligarchia che governa e decide per tutti (multinazionali ecc..); ogni "illuminato" detesta questo sistema, ma vi crede e, tutto sommato, crede anche nella ragionevolezza di quel gruppo dirigente: quando sarà il momento, compatibile con i loro interessi, essi daranno una svolta al sistema, lo rinnoveranno in un senso "migliore" per garantire la sopravvivenza dell'uomo.
Io non credo.
L'uomo crea i suoi sistemi, le sue visioni del mondo, ma esse diventano autonome, crescono e si conservano secondo la legge della sopravvivenza: forse anche gli oligarchi pensano di avere il sistema in pugno, però continuano a fare quello che al sistema conviene. Temo che l'unico modo per constatare la verità della mia affermazione sarà di attendere il momento in cui essi dovranno "dare la sterzata" al mondo: allora, se ho ragione io, continueremo, tranquillamente, ad "andare diritto".