Mercoledi' 21 marzo 2001

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John Barlow: l'anarchico del web

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L'anarchico del web

Nel febbraio 1996 il parlamento statunitense ratifica il Communication Decency Act, una legge con la quale impedisce la pubblicazione di qualunque materiale ritenuto indecente su Internet. Pochi giorni dopo tutti i più grandi siti in rete virano in nero le loro pagine in segno di protesta e John Barlow, uno tra i membri fondatori dellla Electronic Frontier Foundation, associazione impegnata in prima linea sul tema della difesa dei diritti in rete, scrive una dichiarazione d'indipendenza del Cyberspazio. Non è l'inizio ma è il punto di sfogo di alcune tendenze già presenti nell'aria. E' la prima rivolta collettiva dei netizen, i cittadini della rete, contro un provvedimento che limitava fortemente la loro libertà di espressione. John Barlow ci spiega quali sono i punti chiave della "dichiarazione d'indipendenza"

A cosa si è ispirato quando ha scritto la sua "dichiarazione d'indipendenza del cyberspazio"?

Quando scrissi la "Dichiarazione di indipendenza del cyberspazio" non presi a modello la "Dichiarazione di indipendenza americana", con la quale si voleva porre termine al riconoscimento della sovranità della Corona britannica. Piuttosto, il documento affermava che noi non siamo sudditi di alcun governo per condizione naturale, e nessuno può costringerci ad esserlo".

Ma per un funzionamento efficace della Rete, non sono necessarie comunque delle regole?

Il cyberspazio è come l'Italia: un'anarchia funzionante. E' un luogo in cui le leggi sono molto meno importanti del consenso generale della comunità, e dove si riconosce grande importanza ai rapporti che legano orizzontalmente la società.

Quindi, il cyberspazio si basa sui diritti più che sui doveri. Quali sono i diritti della Rete?

A mio avviso, a ogni essere umano deriva dalla condizione naturale della sua umanità il diritto di dire ciò in cui crede, di comunicare quel che desidera comunicare, senza che altri debbano intervenire a impedirglielo. Questo è il primo diritto fondamentale del cyberspazio. Perciò credo che il cyberspazio abbia certamente la possibilità di essere il primo luogo veramente libero che l'umanità nel suo complesso abbia mai abitato. In questo momento storico ricade su di noi l'importante responsabilità di assicurare che le fondamenta del cyberspazio, la sua architettura, continuino a essere costruite in maniera tale da conservare intatta quella libertà. Internet non ha frontiere. Il cyberspazio non conosce confini, e per questo motivo non esistono corpus giuridici applicabili al cyberspazio. Questo non vuol dire che non ci sia alcuna forma di governo nel cyberspazio. In grandissima parte l'architettura tecnologica di Internet è anche la sua architettura politica. L'architettura è politica. Fin tanto che saremo in grado di dar vita a un'architettura tecnica appropriata, credo sarà possibile promuovere il giusto tipo di comportamento sociale.